Giornata internazionale dell’alfabetizzazione

Oggi, 8 settembre, ricorre la Giornata internazionale dell’alfabetizzazione, istituita nel 1965 dall’UNESCO per sensibilizzare l’opinione pubblica e soprattutto la comunità mondiale sull’importanza dell’alfabetizzazione, intesa in senso ampio, non solo come istruzione, ma come strumento necessario e fondamentale per il progresso umano e sociale.

Questione di ricchezza e di genere

Che alfabetizzazione spesso faccia rima con ricchezza lo si può facilmente dedurre dalle stime dell’Unesco su come sia ripartita nel mondo la popolazione di analfabeti, che consta all’incirca di 781 milioni di adulti. Più della metà di essi si trova nell’Asia Occidentale e Meridionale, il 24% circa nell’Africa subsahariana, mentre i rimanenti si trovano per il 12% in Asia Orientale, il 6,6% negli Stati Arabi e il 4,2% nell’America latina.
La ripartizione tra uomini e donne sottolinea anche l’attualità del gender gap, in quanto il 64% della popolazione mondiale analfabeta è composto da donne.

Gli UNESCO Literacy Prize

Negli anni l’UNESCO ha deciso di premiare con riconoscimenti ad hoc, denominati appunto UNESCO Literacy Prize, i progetti realizzati da individui, governi o ONG che si sono distinti nel promuovere l’alfabetizzazione.
Tra i vari riconoscimenti vale la pena citare l’UNESCO King Sejong Literacy Prize, istituito nel 1989, chiamato così in onore di Sejong il Grande (1397 – 1450), creatore dell’alfabeto coreano Hangŭl e l’UNESCO Confucius Prize for Literacy, istituito nel 2005 e intitolato al filosofo cinese Confucio (551 a.C. – 479 a.C.).

Alfabetizzazione digitale

Se pandemia e didattica a distanza da una parte hanno aggravato il già grande divario digitale in termini di infrastrutture, connettività e competenze, dall’altra parte l’emergenza sanitaria ha reso evidente l’importanza dell’alfabetizzazione digitale, come condizione necessaria per accedere ai servizi fondamentali, tra cui quelli sanitari. Si è così velocizzato in maniera repentina il processo di digitalizzazione già in essere.

Non è mai troppo tardi

Il titolo della trasmissione condotta da Alberto Manzi negli anni ‘60 “Non è mai troppo tardi” potrebbe essere di buon auspicio affinché questa piaga si risolva nel minore tempo possibile.

Così come la trasmissione – strutturata in autentiche lezioni in classe in diretta televisiva che sfruttavano le tecniche di insegnamento più moderne (supporti audio e filmati) – contribuì ad abbassare notevolmente il tasso di analfabetismo, si spera che le nuove tecnologie contribuiscano ad accelerare il processo di alfabetizzazione.

Un’educazione equa e soprattutto inclusiva creerebbe i presupposti per risolvere a loro volta altre gravi problematiche tra cui mortalità infantile, diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili e violazione dei diritti umani.