Roma – Per aiutare a raggiungere gli ottavi di Europa League questa sera all’Olimpico contro il Salisburgo, Tammy Abraham è disposto a scendere in campo con una maschera in fibra di carbonio, che proteggerà il suo occhio danneggiato dopo il colpo subito da Mancini domenica scorsa durante il match contro il Verona. Il giocatore vuole esserci a tutti i costi e, dopo il via libera dei medici, ha dato la sua disponibilità a mister Mourinho. Tanta paura per l’ex giocatore del Chelsea ma per fortuna nessuna lesione all’occhio, che questa sera sarà preservato da una sorta di lente montata sulla maschera.
Le difficoltà nel giocare con la maschera
Quella di Abraham è una maschera leggerissima, con un peso inferiore ai 40 grammi, disegnata sul volto dell’attaccante per offrirgli la miglior visibilità possibile. Ma è opportuno che il calciatore della Roma torni già in campo? L’agenzia Dire lo ha chiesto al Dott. Marco Scurci, membro di AIMO (Associazione Italiana Medici Oculisti) e di SISO (Società Italiana delle Scienze Oftalmologiche) e dirigente medico presso il reparto di Oftalmologia dell’ospedale Sant’Eugenio di Roma: “E’ difficile giocare in quel modo, per due motivi” spiega. “Da un lato per le limitazioni al campo visivo e dall’altro per la possibilità che la lente in plastica, seppur dotata di forellini, possa appannarsi con il sudore e con il calore durante la partita. La ferita della palpebra, suturata da pochi giorni, rischierebbe di riaprirsi qualora Abraham dovesse ricevere un nuovo colpo durante la partita“.
Per Osimhen la maschera è diventata un porta fortuna
Quanto alla maschera indossate dai calciatori di serie A, fa sapere ancora il Dott. Scurci, oltre ad essere molto leggere “vengono disegnate, attraverso un calco, proprio sul viso della persona. Nel caso di Abraham sullo zigomo e sull’osso mascellare. Si tratta di maschere di alta tecnologia, piuttosto costose“. Diverso invece il caso di Victor Osimhen, l’attaccante nigeriano del Napoli che nel novembre 2021 è un terribile infortunio che lo costrinse ad un lungo stop. Una volta rientrato in campo, lo fece con una maschera, in questo caso sprovvista di lenti in plastica, che avrebbe lo scopo di “proteggere il massiccio facciale operato da ulteriori traumi, in questo caso senza particolari limitazioni della capacità visiva e del campo visivo“, conclude l’esperto.