8 miliardi. Siamo 8 miliardi sulla Terra e secondo le stime delle Nazioni Unite, nel 2037 arriveremo a superare i 9 miliardi. Ad oggi siamo un miliardo in più rispetto al 2011 e il doppio rispetto al 1974: in undici anni la popolazione mondiale è aumentata quanto aveva fatto nei suoi primi 300mila anni di storia. I numeri ovviamente non sono precisi, ma si parla di stime con un margine di errore che può andare dai 160 ai 240 milioni di persone.
Il numero 8 visto come “infinito”.
La campagna di comunicazione fatta dall’Onu per pubblicizzare il dato ha comunque toni ottimistici e gira attorno al fatto che il numero 8, se girato in orizzontale, diventa il simbolo di infinito, come a sperare in “infinite possibilità”. C’è però da sottolineare come questa crescita demografica riguardi in particolare Asia e Africa, così come è necessario tenere conto dell’allungamento della vita media e dell’invecchiamento generale della popolazione in quelli accusati di scarsa collaborazione, due dati che non possono essere trascurati.
Paesi “ricchi” e paesi “poveri”.
Il divario tra parte “ricca” e parte “povera” del mondo è infatti costante, tanto che i primi sono quelli in cui la popolazione è maggiormente diminuita o comincerà a farlo: nello specifico, sono 61 i paesi in cui si prevede che la popolazione calerà almeno dell’1% tra il 2022 e il 2050, principalmente a causa della bassa natalità e dell’elevato tasso di emigrazione. A differenza, come detto poco sopra, Asia e Africa hanno compensato il calo delle nascite in Europa e Nordamerica. Più della metà della crescita prevista per i prossimi anni sarà infatti dovuta all’aumento della popolazione in soli 8 paesi: Repubblica Democratica del Congo, Egitto, Etiopia, India, Nigeria, Pakistan, Filippine e Tanzania.
Previsione futura.
Nei prossimi anni bisognerà soprattutto fare i conti col fatto che mentre in certe aree del mondo la popolazione continuerà ad aumentare, in altre accadrà esattamente il contrario: in questi paesi il numero delle persone anziane supererà di gran lunga quello dei più giovani, i costi della sanità aumenteranno e la forza lavoro sarà inferiore a quella necessaria. In una zona come quella africana, così come in altre sovrappopolate, in cui l’età media bassa e la natalità alta, i problemi continueranno ad essere gli stessi di sempre: fame e difficoltà a reperire risorse.