Il 5 luglio ricorre la Giornata di azione europea per la raccolta dei coperchi di plastica, istituita nel 2018 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Tale ricorrenza nasce per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema plastica e inquinamento, a cui viene, purtroppo, associato ormai da anni un dato altamente preoccupante relativo all’impatto negativo della prima sull’ambiente. Nonostante la consapevolezza sia ormai diffusa a livello planetario e le campagne di sensibilizzazione abbiano raggiunto miliardi di persone in maniera cruda e puntuale, ancora oggi l’utilizzo della plastica sa più di abuso che altro.

Un po’ di storia

Nel 2015 la Commissione Europea, vista la situazione emergenziale, diede vita all’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, con obiettivo 2030 e tutto finalizzato a uno Sviluppo Sostenibile di livello mondiale. Mondiale come è il problema della plastica e del relativo inquinamento.

Ogni anno oltre 8 milioni di tonnellate di rifiuti plastici vengono riversati nei mari e negli oceani, dei quali il 43% è composto da diverse tipologie di articoli monouso. Si parla addirittura dell’80% dei materiali ritrovati sulle spiagge. Lo stesso segretario generale dell’ONU ha a più riprese ricordato come «le microplastiche nei mari superano già le stelle della nostra galassia».

Solo il 15% dei prodotti plastici utilizzati nel mondo viene riciclato. Per questa ragione, diversi Paesi e comunità nel mondo hanno iniziato ad abolire l’utilizzo dei prodotti monouso.

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In tutto ciò, la responsabilità dell’inquinamento da plastica è collettiva. I Governi, in prima istanza, dovrebbero guidare e gestire la situazione, ma le comunità locali non sono esenti da colpe e, ovviamente, l’inquinamento è causa soprattutto delle aziende. Basti pensare che solo nel Mediterraneo ogni anno vengono scaricati dalle industrie, insieme ad altre sostanze inquinanti, quasi 40 milioni di oggetti di plastica.

Un problema mondiale

La plastica ha veramente rivoluzionato il mondo. Ha permesso, ad esempio, alla medicina di fare passi da gigante grazie alla realizzazione di dispositivi salvavita. Ma non solo: ha reso più leggeri le automobili e i jet, consentendo di risparmiare carburante e inquinare di meno. Oltre a ciò, ha salvato vite grazie caschi, incubatrici e attrezzature per rendere potabile l’acqua. Proprio per questo, la produzione e lo sviluppo di migliaia di nuovi prodotti in plastica è andato di pari passo con l’evoluzione tecnologica, vivendo un’accelerazione dopo la Seconda guerra mondiale.

Non è tutto oro quel che luccica, però. Le comodità offerte dalla plastica hanno, infatti, ben presto portato a una cultura dell’usa-e-getta, lato oscuro di questo materiale.

Alcuni dati

Metà di tutta la plastica prodotta è stata realizzata solo negli ultimi 15 anni. Ma non solo. Ogni anno circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica finiscono dalle nazioni costiere negli oceani: l’equivalente di cinque buste di immondizia ogni 30 centimetri di costa in tutto il mondo.

Spesso, inoltre, le plastiche contengono additivi che le rendono più resistenti. Si stima che alcuni di essi possano durare almeno 400 anni prima di degradarsi.

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