Ciò che sta avvenendo nella regione Marche ha sconvolto il risveglio degli italiani.
Il bilancio delle vittime è in fase di drammatico aggiornamento.
Il dolore delle persone coinvolte non è traducibile in parole e teorie, merita il profondo rispetto e compartecipazione.
È purtroppo solo una delle catastrofi naturali che sta caratterizzando gli ultimi anni.
L’ecologia è il campo privilegiato a cui si dovrebbe rivolgere maggiore attenzione condivisa. Nel rapporto con l’ ambiente è fondamentale riconoscere una parte attiva dell’uomo, né onnipotente né totalmente passiva.
L’ impotenza
Non tutto si può controllare e prevedere. È difficile accettare l’impotenza, ci si sente esposti e frangibili.
Se da una parte è fondamentale riconoscere una quota di impotenza, depotenziando controlli ossessivi nocivi e fallimentari, dall’altra è importante individuare ciò su cui si ha possibilità di incidere proattivamente un cambiamento.
L’informazione
Un primo aspetto che condiziona negativamente i comportamenti dell’uomo nell’interazione con l’ambiente, in senso ampio, riguarda la disinformazione.
È un fenomeno sempre più diffuso, in cui siamo tutti coinvolti, quello di non praticare una corretta informazione.
Complice è il ruolo dei Social Network in cui la circolazione di fake news è accelerata e incontrollabile.
Sui Social, infatti, si rispecchia il bisogno di immediatezza: spesso le notizie non si leggono per intero, ci si focalizza su immagini e titoli costruiti ad hoc.
Inoltre, la familiarità delle fonti è fuorviante: si tende a credere a notizie condivise da un amico sul suo profilo, senza approfondirne l’autore, senza attivare un sano senso clinico.
Sono la diffidenza e la tuttologia al centro di una dinamica difficile da interrompere. Ci si fida sempre meno del parere dell’esperto, credendo più facilmente a opinioni popolari che confermano i propri pregiudizi. Tutti parlano di tutto pur senza avere un’adeguata preparazione.
È quindi fondamentale recuperare una corretta informazione sulle condotte che possono danneggiare l’ambiente, partendo dal proprio raggio d’azione, non esaustivo ma non irrilevante.
La responsabilità
Un atteggiamento responsabile poggia sulla consapevolezza. È più semplice la ricerca dei colpevoli, identificandosi nel ruolo di vittima.
È innegabile che esistono responsabilità differenti, ad esempio tra chi ha una carica istituzionale con potere decisionale ed un comune cittadino ma è importante non perdere mai di vista la propria responsabilità soggettiva.
Equivale all’appropriazione di un senso di sé, di un contatto profondo con ciò che orienta le proprie azioni, con il ruolo attivo nelle esperienze.
Quali confini?
Tragedie ambientali, fenomeni bellici e pandemici ci insegnano la diffusione dei confini.
Siamo tutti sempre più interconnessi.
Ciò può contribuire a provocare, in base alla soggettività, una duplice reazione a livello intrapsichico, da una parte la sensazione di invasione, il sentire la propria quotidianità pervasa dai fenomeni collettivi, dall’altra l’irrigidimento del confine, l’isolamento, la chiusura verso l’esterno considerato globalmente nocivo.
L’ardua sfida riguarda la possibilità di delineare un confine flessibile: non si può rimanere indifferenti né paralizzare la propria quotidianità inibendo le spinte costruttive e vitali.
Si tratta di convivere con la precarierà e l’incertezza restando umani.
A cura della Dott.ssa Giulia Gregorini
Psicologa – Psicoterapeuta